Bisogni educativi personali
Negli ultimi anni molto è stato fatto, sia dal legislatore sia dagli operatori scolastici, per adeguare l’insegnamento e la valutazione alle necessità degli studenti con Bisogni Educativi Speciali, recuperando un ritardo importante rispetto alle realtà delle principali nazioni europee. Il recupero di tale ritardo è stato così veloce che molti docenti hanno la sensazione che ancora non si sia trovato il punto di equilibrio fra le nuove istanze e il modello scolastico nel suo insieme. Appare ormai chiaro che bisogna intervenire globalmente, non solo per i DSA, su una didattica che nella maggior parte dei casi è rigida e lontana dai progressi degli studi sperimentali delle scienze dell’educazione. In altri termini, il recente aumento della formalizzazione dei casi di alunni che apprendono in maniera diversa e che per questo richiedono un piano didattico personalizzato, è una risorsa per tutto il sistema se fa crescere la consapevolezza che anche altre situazioni richiedono metodi d’insegnamento e criteri di valutazione più flessibili. È già noto, e previsto dalla normativa, che anche solo il disagio sociale costituisce un caso di BES. È interessante osservare come, in particolare, negli anni del boom dell’istruzione generalizzata ci si sia posto il problema di individuare ed aiutare studenti intellettivamente superdotati ma di disagiate condizioni sociali. Suggeriamo tre testi di riferimento sul tema.
Ornella Andreani Dentici, psicologa e ricercatrice, di cui il 13 settembre prossimo ricorre il primo anniversario della scomparsa, in Abilità mentali e rendimento scolastico, la Nuova Italia Editrice, parla del programma IARD (Identificazione e Assistenza Ragazzi Dotati) promosso dal Rotary Club di Milano nel 1961 e di cui sono stati pubblicati resoconti scritti. “Il programma distintivo di questa esperienza è quello di essere contemporaneamente un programma di ricerca e di assistenza psicologica, pedagogica e sociale: infatti essa si propone di individuare, fin dal livello dei 10-11 anni, i ragazzi di intelligenza superiore appartenenti a ceti disagiati, e di aiutarli a proseguire gli studi offrendo loro la possibilità di colmare le lacune culturali dell’ambiente di provenienza attraverso la frequenza a circoli di arricchimento diretti da animatori addestrati…” (pag. 28). Il libro dell’Andreani Dentici, sebbene datato, può essere un’ottima lettura introduttiva alla docimologia in generale.
Maria Cinque, dell’Ufficio Studi della fondazione RUI, nel suo In Merito al Talento, valorizzazione dell’eccellenza personale fra ricerca e didattica, Franco Angeli, 2013, ricorda il progetto IARD, conclusosi nel 1968, cita Padre Calogero La Placa (oggi ultranovantenne) come fondatore, nel 1967, di una scuola per bambini superdotati di famiglie disagiate a Petralia Soprana, piccolo comune della provincia di Palermo, e dà notizia di una esperienza simile a Duino (Friuli Venezia Giulia) nel 1982. Per inciso, il 24 aprile del 2013 il giornalista Giulio Giallombardo, su Repubblica, dedica un articolo alla scuola di Petralia, intitolata a Maurizio Carollo, attiva fino al 1975, intervistando ex studenti oggi adulti professionalmente realizzati. Maria Cinque fa notare che in Italia l’attenzione verso gli studenti iperdotati ha portato a esperienze sporadiche e di breve durata, mentre molti altri paesi europei hanno affrontato il tema in maniera più organica. Nel testo sono citati anche gli organismi internazionali che si occupano di questo particolare aspetto dell’istruzione individualizzata.
Da un punto di vista più strettamente scientifico-docimologico, infine, nel testo Valutazione Analogica e Istruzione Individualizzata, di Benedetto Vertecchi, Mauro La Torre, Emma Nardi, La Nuova Italia, si trova tutto il supporto teorico per una valutazione personalizzata, ma oggettiva. In particolare, nel capitolo V si affronta il tema della Costruzione di unità didattiche su misura. In tutti i capitoli si insiste molto, più che sugli aspetti pratici, sul quadro di riferimento teorico-matematico, passando dalla formula di Bernoulli, che dà la probabilità di eventi costituiti da prove ripetute, all’introduzione di uno “spazio metrico delle risposte”, senza tralasciare una vera e propria dissertazione sul concetto di analogia. Una lettura impegnativa ma fortemente professionalizzante.
Sebastiano Nicosia