Classifiche di libri … e una chiave statistica
“Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5.000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… Perché la lettura è un’immortalità all’indietro”. Così scriveva il compianto Umberto Eco nel 1991, in un celebre articolo pubblicato sulla rubrica de L’Espresso “La bustina di Minerva”.
A distanza di quasi vent’anni, queste parole risuonano ancora un chiaro monito, attuale come non mai, a percorrere una strada ormai dimenticata o perduta; la via certamente intricata e talvolta faticosa della lettura, che il celebre scrittore, però, nobilita ed elegge a sublime mezzo per raggiungere quella che definisce un’“immortalità all’indietro”. Un’immagine potente, di indubbio impatto emotivo, che oggi contempliamo con profonda ammirazione, avvertendone però, nostro malgrado, la distanza.
Osserviamo queste parole quasi come appartenenti al mondo platonico delle idee: ne riconosciamo il profondo valore e l’indubbia natura profetica, ma costatiamo la siderale distanza da esse della nostra società, che sempre più deve fare i conti con la dura realtà della povertà intellettuale e della scarsa attitudine alla lettura.
Non è una novità che gli italiani leggano sempre meno. Gli ultimi impietosi dati Istat, pubblicati a dicembre 2018 e relativi all’anno 2017, documentano che solo il “41% delle persone di 6 anni e più hanno letto almeno un libro per motivi non professionali”. E non consolano nemmeno le percentuali relative ai lettori “forti”: le fasce che contano quote più alte di lettori sono quella pre-adolescenziale (tra gli 11 e i 14 anni), in cui il 12,7% legge almeno un libro al mese, e quella che comprende le persone da 55 anni in su (con un picco del 17,4% tra gli over65). Grandi assenti, quindi, i lettori di età compresa tra gli young teenagers e i “senior”.
Posto che i dati Istat basterebbero a delineare la drammaticità della situazione italiana, mi sembra però interessante superare il semplice assunto “gli italiani leggono poco” e tentare di fornire altri spunti (o provocazioni) al fine di stimolare ulteriormente la riflessione sull’argomento.
Per fare ciò, mi avvalgo di un’altra fonte, non scientifica, certo, come l’istituto nazionale di statistica, ma senza dubbio autorevole; mi riferisco al settimanale del Corriere della Sera “La Lettura”, un inserto culturale che offre, tra le altre cose, una panoramica dei libri più venduti in Italia. La rubrica distingue sei categorie, per ognuna delle quali stila una classifica interna. In bella vista si trova la graduatoria generale dei “Top 10”.
Inutile sottolineare che i primi in classifica siano sempre gli autori più conosciuti e i casi editoriali: Carofiglio, Camilleri, Ferrante… Nella categoria “Varia” si alternano, segno dei tempi, i libri di ricette con i consigli per vivere 120 anni!
Il mese di marzo, però, ha visto un “caso letterario” che riguarda il libro “AA.VV. TFA Insegnante di sostegno. Teoria e quiz”. Il manuale, pubblicato da Edizioni Simone al costo di 36 euro, si rivolge agli aspiranti concorsisti che vogliono sostenere le prove per l’accesso ai corsi di specializzazione per il sostegno nella scuola secondaria. Ecco come si è classificato il volume:
10 marzo: primo nella classifica della Varia, 10° nella Top 10
17 marzo: primo nella classifica della Varia, 4° nella Top 10
24 marzo: primo nella classifica della Varia, 7° nella Top 10
31 marzo: terzo nella classifica della Varia, non presente nella Top 10
Senza voler fare critiche gratuite o amare riflessioni, induce certamente a riflettere il fatto che per un mese abbia dominato le classifiche di vendita un manuale che consta soprattutto di quiz ed esempi di test selettivi.
Fermo restando che è in fase di svolgimento un concorso per insegnanti di sostegno e inferendo dai risultati di vendita che il testo in questione sarà un eccellente lavoro, alcuni interrogativi sorgono però spontanei. Quanti sono i partecipanti al concorso? O ancora, quanti sono gli italiani che effettivamente leggono, se un concorso, per quanto preveda numerosi iscritti, riesce a incidere così tanto su una classifica nazionale?
Il pensiero subito vola ad Eco e ai suoi immortali fratelli biblici, a Renzo, Lucia e al sempiterno poeta di Recanati. E quasi d’istinto sorge la speranza (o il desiderio) che almeno questi futuri insegnanti, quando saranno in classe, nella straordinaria fatica quotidiana dell’inclusività, permettano alla loro didattica di essere permeata in modo profondo e significativo dalla passione per la lettura, riconoscendo l’importanza dell’insegnare a leggere agli studenti come prerogativa fondamentale e indissolubile di crescita.
Serena D’Ambrosio, docente di lettere